PERSONALE DELL'ARTISTA MICHELE TORTORA
Michele Tortora e l’ansia della ricerca..
La scelta esistenziale artistica risale a circa vent’anni fa. In questo lungo periodo di tempo si è dedicato ad un’intensa attività di
studio e di ricerca, di sperimentazione e di confronto.
Si è avvicinato alla materia scultorea imparando la lavorazione artistica del ferro ed ha acquisito competenza nell’uso di materiali
diversi, dal gesso al bronzo, dalla creta alla pietra.
Ha maturato una pratica tecnica soprattutto con il ferro, metallo resistente al gesto dell’artista, difficile da lavorare, da piegare, da
forgiare e che per questo riesce a stimolare la sua energia creativa, sottoponendola ogni volta a dura prova.
Tortora, attraverso le sue opere, dimostra ora di aver raggiunto una certa abilità nell’adattare materiali e metodi a quanto intende
esprimere.
La sua arte è davvero combinazione di energia, di talento e d’instancabile esercizio.
Le sue figure incarnano la natura umana con i suoi sentimenti e le sue tensioni.
Talvolta, pur nella solidità della materia, esprimono grazia, leggerezza, eleganza, serenità; talvolta manifestano aggressività, violente
reazioni, quasi a voler testimoniare le due facce di una stessa realtà.
La materia piegata, tagliata, racconta sentimenti, rivela la conoscenza da parte dell’artista dell’essere umano, con i suoi pregi e
difetti, con la sua ricchezza e aspirazioni.
La nascita di un’opera inizia sempre con un percorso di ricerca, soprattutto di indagine sull’espressione corporea.
Tortora progetta le sue opere, realizza schizzi preparatori e modelli di gesso o di creta per sculture di grandi dimensioni., ricopre in
certi casi il ferro con aggiunte e sovrapposizioni di frammenti, quasi sempre dello stesso metallo.. E’ Il corpo, infatti, con le sue morbide forme, le sporgenze evidenti, ma non troppo
accentuate, dei muscoli, con i movimenti che deve esprimere e comunicare quella sensibilità che gli ha dato forma.
Le opere di Tortora riflettono l’osservazione della realtà, che è penetrata nei suoi caratteri e variazioni,
trasfigurata e sentita secondo la soggettiva percezione.
La sua arte non è individualistica. Il criterio che sta alla base del suo lavoro, il punto di partenza è di considerare l’arte per
l’individuo, l’arte come portatrice di messaggio, che sappia suscitare emozioni, ma che spinga anche a riflettere.
La plasticità filiforme delle sculture di Tortora simboleggia, a mio avviso, la tensione verso l’Assoluto, l’aspirazione al raggiungimento
di un ideale di Bellezza, perseguito comunque da ogni artista.
Ed è proprio la co-presenza di materia (il ferro forgiato) e di spirito (la forma tesa ed attorcigliata in movimento ascensionale) a
richiamarci al dualismo platonico, allo spirito che vuole librarsi, uscire dalla materia e che tuttavia, a mio parere, non esiste senza di essa. In tal senso nelle opere di Tortora riscontriamo
uno spiritualismo laico, laddove l’essere umano è posto comunque al centro della ricerca, dell’indagine e della rappresentazione artistica dello scultore.
Le sue opere, nell’equilibrio raffinato delle masse volumetriche, sono restituite nell’atto di compiere un movimento: sono “fermate”
dall’abile mano dello scultore nell’attimo sottile che precede l’azione ( si pensi al ciclo delle sculture di Fidia, Mirone, Policleto ).
Non vi è, dunque, staticità, ma un continuo rapporto dialettico tra immanenza e trascendenza, tra realtà fisica e ideale, tra bene e male,
tra dolore e gioia.
Il tormento, la sofferenza, l’angoscia umana sono rappresentati dalla spigolosità di alcune figure, dal percorso frammentato, nervoso e
frastagliato dei corpi.
In conclusione, direi che le opere di Michele Tortora uno degli scultori più interessanti oggi sul territorio , si collocano in
quell’itinerario concettuale che così bene caratterizza questo momento storico e la realtà in cui viviamo; tuttavia ci invitano a riflettere sulle eterne e talvolta insolute questioni
esistenziali, restituendoci comunque l’imago, lo specchio, l’idea della Bellezza pura.
Dalle sculture di Michele Tortora si percepisce la intenzionale interpretazione della vitalità che egli esprime negli atteggiamenti delle
figure, in cui è evidente l’attenzione che pone al movimento nel senso non di presentare una immagine mobile, ma l’ansia di ricercare forme espressive che possano mediare l’aggregazione di tutte
le linee che concorrono a costituire l’insieme...
La chiave di lettura è chiara. L’artista non cerca dalla materia piaceri di tipo formale, eleganze manierate e bilanciati equilibri, bensì
l’intera energia espressiva.
Il ferro rivela di per sé sofferenza: ogni sua piega si fa tramite di una sensazione che, riflessa in noi assume significati
simbolici.
Al di là del metallo, battuto e forgiato, piegato e violentato, c’è l’uomo.
Prof. Filippo
Astarita